Come far combaciare punti di vista opposti

Come far combaciare punti di vista opposti, la storia del “Proprio Orticello”. Queste riflessioni sono rivolte ad imprenditori, amministratori, responsabili del personale o responsabili di produzione e vendita. Nel mio ruolo di facilitatore vengo spesso chiamato a dirimere controversie nate dal niente, ovvero da una naturale diversa visione del Mondo.
Quello che chiedo è solo 10 minuti del vostro prezioso tempo in cambio di una importante analisi delle sempre più frequenti vostre difficoltà.
Molto, ormai troppo, spesso si ascoltano amministratori, responsabili o imprenditori che si lamentano dei loro dipendenti. I dipendenti pensano solo ai loro interessi, anziché a quelli dell’azienda per la quale lavorano.
A prescindere dal fatto che noi formatori ci battiamo per ottenere questo risultato dalle persone, questa è una cosa assolutamente giusta. Autonomia ed un sano egoismo, per questo ci battiamo.
Non c’è niente di sbagliato nel pensare a sé e nel fare qualcosa solo per sé.
Anzi è un atteggiamento da incentivare, crea persone felici, senza frustrazioni e sensi di colpa; le persone così lavorano più volentieri e meglio.
Oltre tutto anche l’azienda si comporta così, infatti pensa a sé e quando concede qualche beneficio ai lavoratori. Se lo fa è allo scopo di mettere il lavoratore in una condizione che incrementi la sua felicità e dedizione.

Come far combaciare punti di vista opposti
Come è possibile, quindi, ottenere un risultato positivo senza “criminalizzare” il sano egoismo?
E’ necessario intervenire spostando il “focus”, ovvero stimolare la riflessione, attraverso tecniche di PNL.
Grazie a queste tecniche è possibile far coincidere gli interessi aziendali con quelli personali dei lavoratori.
Sono consapevole del fatto che ognuno è in grado di comprendere che, molto spesso, gli interessi personali dipendano in larga misura dalla soddisfazione degli interessi aziendali.
Questo non è assolutamente sufficiente a contrastare la spinta automatica che si basa su convinzioni molto diffuse sul ruolo e lo stato dei lavoratori e dei loro titolari o superiori.
Le reazioni di chi deve gestire un’impresa si basano su questa convinzione, ovvero che uno dovrebbe capire che se fai qualcosa per l’azienda la fai per te.
Invece questo è la dimostrazione che entrambi hanno un problema ad abbandonare le proprie convinzioni.
Nessuno può avere la consapevolezza di qualcosa che non capisce, vuoi per formazione sociale, vuoi perché risponde ad uno stereotipo.
Qual’è questo stereotipo? L’imprenditore non fa niente e si arricchisce sul lavoro degli altri. Spesso è anche vero, molto più raramente assistiamo al contrario.
Tuttavia da parte dell’imprenditore esiste uno stesso stereotipo, ma al contrario. Il dipendente è un vagabondo che viene solo per rubare lo stipendio. Sono io che pago e lui che fa? Se può poltrisce. Anche questo spesso è vero.
Adesso quindi analizzando quanto detto sopra possiamo senz’altro affermare che ciò non è possibile, oppure può essere?
Il reale punto di vista è che il titolare senza dipendenti sarebbe costretto a chiudere l’azienda. Il dipendente se nessuna azienda assumesse sarebbe senza lavoro e senza soldi.
La considerazione finale è che tutti dovrebbero fare bene la loro parte. I dipendenti dovrebbero capire che chi li paga ha bisogno di produzione. Gli imprenditori dovrebbero da parte loro capire che i dipendenti sono importanti e premiare l’impegno.
I salari dovrebbero essere corretti e gli imprenditori anziché arroccarsi in posizioni stereotipate dovrebbero aprire un sano dialogo con le maestranze.
Il sistema vincente è innescare una comunicazione assertiva win-to-win.