Incredibile come parlare sia frutto delle emozioni

Incredibile come il semplice parlare, che è una attività naturale dell’uomo, sia solo frutto delle emozioni.
Si inizia a farlo da molto piccoli, per poi perfezionarsi e continuare fino alla morte, anche quelli che non possono usare la parola lo fanno; in altri modi.
La maggior parte delle incomprensioni deriva dal parlare, da ciò che si dice e da come lo si dice.
Le incomprensioni comunque non esistono solo nella sfera privata, ma anche a livello pubblico. Quando si fanno dichiarazioni in tv, alla radio o sul giornale; queste possono scatenare indignazione, sollevazione popolare o addirittura peggio.
Molto spesso l’indignazione matura all’interno di gruppi di perbenisti interessati; espressione che fa tanto Francesco Guccini, tuttavia si possono creare anche incidenti diplomatici a causa di dichiarazioni sbagliate o male interpretate. Attenzione a questo concetto, la mala interpretazione non esiste, bisognerebbe chiamarla “mala rappresentazione”
Come dicevo prima parlare è una attività che si fa fin da molto giovani, questo ci rende dei comunicatori capaci? Direi proprio di no.
Incredibile come parlare sia frutto delle emozioni
Cerchiamo di comprendere come funziona la comunicazione perché non è possibile che delle semplici parole possano dare adito a diverse interpretazioni. Oppure no?!
Purtroppo posso assicurarti che nella maggior parte dei casi i fraintendimenti ed i conseguenti problemi comunicativi e relazionali avvengono proprio a causa delle parole utilizzate e da come sono pronunciate.
La comunicazione non è monodirezionale, io parlo gli altri ascoltano. Tutto dipende da quello che gli altri percepiscono e comprendono.
Se parlando ho pensato di esprimere un concetto, ma gli altri hanno capito qualcos’altro significa che ho sbagliato a comunicare.

Questo stride con le varie espressioni stereotipate che siamo soliti utilizzare quando il nostro interlocutore ha capito una casa diversa da quanto volevo dire. Quali sono queste espressioni? “Non mi hai capito”, “hai capito male” ed altre simili. Difficilmente dirai, o sentirai dire, “mi sono espresso male, “scusa non mi sono spiegato”.
Questo problema comunicativo da cosa dipende? Molto dipende dalle emozioni.
Quando nel tuo cervello scegli le parole per parlare sei influenzato dallo stato emotivo. Ti possono mancare, questo per esempio capita spesso se siamo a disagio, possono essere legate ad un’immagine, stereotipo o esperienza personale oppure dettate dall’intenzione, di ferire o di far male per esempio.
Insomma sono le emozioni che influenzano il linguaggio, ma anche il pensiero. Chi influenza però la comunicazione?
Beh sicuramente l’emozione del nostro interlocutore, le sue immagini mentali (stereotipi) ed il suo vissuto.
Faccio un semplice esempio giusto per inquadrare la potenza del rapporto significante-significato. (leggi anche: Le parole che cambiano la vita e quelle che fanno male)
Incredibile come parlare sia frutto delle emozioni
Immagina di essere per strada, ti si avvicina un ragazzo fortemente tatuato, con piercing e dilatatori alle orecchie che ti chiede di cambiare una banconota da 20€. Prova ad immaginare l’immagine che avresti ed i pensieri che ne scaturirebbero. Alla fine declineresti la richiesta quasi nel 100% dei casi.
Ma se la richiesta te l’avesse fatta una persona in divisa, qualcuno ben vestito e curato, un padre con i bambini, una madre con la carrozzina? Posso andare avanti con esempi. Avresti fatto di tutto per soddisfare la richiesta? La risposta sarebbe sicuramente sì.
Questo è uno stereotipo perché il primo poteva essere una persona “a modo” ed il secondo un serial killer. A proposito i serial killer hanno così tanto successo presso le sue vittime perché “sembrano persone a modo”.
Lo stereotipo è pilastro del pregiudizio, e le parole che ne derivano sono TOTALMENTE diverse.
La fatidica domanda che ricevo sempre è la seguente: “è possibile fare in modo che la comunicazione sia efficace e non nascano fraintendimenti e/o incomprensioni?”
Ovviamente sì. Uno dei segreti è parlare in prima persona o tuttalpiù in terza persona. Evitare più possibile la seconda persona se non per fare un complimento.
Quando devi declinare un invito, anteponi al diniego il ringraziamento: “ti ringrazio per aver pensato a me, tuttavia devo declinare ….” e lascia da parte la polemica, ma, nello stesso tempo, non essere ampolloso.
Se devi parlare di qualcosa per la quale devi usare la seconda persona cerca sempre di mettere l’interlocutore di una posizione di vantaggio rispetto a te: “non so proprio come tu riesca a …”, “io al posto tuo non saprei come …”, “io non sono così ….. come te ….”.
Certo questi sono stratagemmi, scorciatoie, ma se in quel momento sei preso dall’emozione ad un livello insopportabile è molto difficile mettere in pratica tutto questo. Anche condizioni emozionali ottimali fari molta resistenza a seguire questi suggerimenti. A molti sembra veramente esagerato e lo è, se fai in modo che lo sia. Tutto deve essere estremamente naturale.
Il suggerimento che mi sento di darti è quello di imparare a gestire le tue emozioni, non a reprimerle, ma navigarle, accettarle e conviverci.